Catcalling a Cuba
Cuba 2016. Atterro con un’amica all’Aeroporto Josè Martì de L’Avana in pieno agosto.
Il caldo è torrido, soffocante, ma siamo molto contente di essere sopravvissute a 12 ore di volo charter, passate in compagnia di un bambino che ha calciato i nostri sedili per tutto il viaggio….
Ti racconto un particolare aspetto della cultura cubana di cui ho già fatto cenno nell’articolo “Cose da sapere prima di partire per Cuba” al capitolo “I Cubani”, il Catcalling.
Recuperati i bagagli ci avviamo all’uscita dell’aeroporto per prendere un taxi. Siamo abbastanza preparate a difenderci dai possibili raggiri di passanti e taxisti abusivi: gli unici, questi ultimi, ad effettuare il servizio per raggiungere l’hotel. Di taxi regolamentari neppure l’ombra! Dunque, prima di salire su di un taxi abusivo chiariamo subito all’autista che non avremmo pagato più di una certa cifra (assolutamente congrua) e che, se non gli fosse andata bene, ci saremmo rivolte altrove: c’erano centinaia di altri tassisti a cui chiedere…
COSA TROVERAI IN QUESTO POST:
La mia esperienza con il Catcalling a Cuba
Già la prima sera notiamo usanze locali molto diverse dalle nostre: la gente si ritrova per strada per chiacchierare, richiama l’attenzione di amici in lontananza con urla sguaiate; i bar sono quasi vuoti ma la loro musica si diffonde per le strade. La maggior parte delle persone, compra bibite per consumarle in compagnia sedendosi su marciapiedi dissestati. Tutto molto caratteristico e allegro, in realtà. Non si percepisce pericolo per le strade, neppure dove l’illuminazione pubblica non funziona. Del resto ogni 50 metri c’è un agente di polizia pronto ad intervenire. Quindi la situazione è molto tranquilla.
La prima sera, felici di essere arrivate, quasi non facciamo caso ai commenti che, mentre camminiamo per strada, ci rivolgono gli uomini. E interpretiamo questi atteggiamenti e i tentativi di approccio come esibizioni di virilità tra amici. Dunque, mostrando indifferenza a queste esternazioni, proseguiamo tranquille. Sicuramente due ragazze bionde dalla pelle chiara in centro a l’Avana non passano inosservate, ma mai avremmo immaginato che, nei giorni successivi, questo comportamento si sarebbe ripetuto incessantemente.
Il giorno dopo infatti, ci rendiamo conto che non si era trattato solo di goliardia notturna da esibire la sera con gli amici, ma di un continuo e fastidioso atteggiamento di tutti gli uomini, senza limiti di orario e di età. Già, perché il Catcalling a Cuba non è solo un’abitudine dei giovani, chi “ti chiama per la strada” ha un’età che varia dai i 20 ai 70 anni.
Gli uomini sembrano gentili e amichevoli e non ti aspetti queste esternazioni mentre passi. Poi però, a volte, mentre li superi, il loro lo sguardo cambia e sottovoce pronunciano: “Que linda!” (trad. “Che Bella!”). Pare la frase più dolce e innocente del mondo, ma il tono e l’espressione degli occhi suggeriscono altro. E via.. fischi, baci dati in aria come a richiamare l’attenzione di un animale (da qui appunto il termine Catcalling), apprezzamenti e tentativi di ogni genere per attirare la nostra attenzione, anche parandosi di fronte a noi per non essere ignorati.
Per evitare queste attenzioni imbarazzanti, sia che capissimo o meno cosa ci stessero dicendo, le proviamo di tutte: parlare tra noi concitatamente, fare finta di non sentire, tenere la testa alta oppure la testa bassa. Proviamo persino a vestirci più accollate (nonostante i 40°C all’ombra) e a legarci i capelli… Nessun risultato: ben presto ci rendiamo conto che non c’è modo di sfuggire alle indesiderate premure. Impossibile passare inosservate!
Esauste di queste continue attenzioni, decidiamo di fare una vacanza nella vacanza: due giorni e una notte a Varadero in un villaggio turistico. A Varadero la situazione è molto diversa. Si tratta di un luogo disseminato di Hotel all inclusive e popolato prevalentemente da turisti europei e canadesi. E così è pausa dalle “molestie” almeno per un giorno.
Tornate in città quasi alla fine della vacanza, ci troviamo nella Piazza della Cattedrale in piena Avana Vieja, siamo molto vicine al famoso locale “Bodeguita del medio”, ed ecco di nuovo, un ragazzo che fischia al nostro passaggio e strilla “Ohi! que rubias lindas!” (trad. Ohi! che belle bionde!)
Stanche morte per l’ennesimo complimento non gradito, tiriamo dritto senza dire una parola, quando una donna (donna!) ci si piazza davanti, ci blocca il passaggio e ci rimprovera: “Maleducate. Quel ragazzo vi ha fatto un complimento. Potreste almeno ringraziare!”…“No Vabbè!”
Nel 2016 in Italia non si parlava di “Catcalling” come se ne parla oggi. Il dibattito è ora infuocato, ma che dir si voglia questo fenomeno non è altro che una molestia verbale rivolta a donne (a volte a uomini, perché capita anche questo) per strada. Fischiare al passaggio di una donna o fare battute allusive, non è considerato certo un modo per fare complimenti e in moltissimi casi viene percepito come una vera e propria molestia. Una sorta di “violenza psicologica” esercitata con l’intento di sottomettere e umiliare, facendo sentire chi la subisce non più libera di camminare, mettendola a disagio, e arrivando persino a condizionare il suo modo di vestire e di comportarsi.
Il fenomeno viene, a volte, banalizzato e catalogato come se si trattasse di una maniera per fare apprezzamenti senza alcun intento di infastidire. Parole e gesti che non sono richiesti, invece, non fanno piacere e denotano un comportamento fortemente sessista.
Sono mille le sfumature da analizzare, ma qui mi limito semplicemente a descrivere la mia esperienza con il Catcalling a Cuba. In questo paese vi sono sostanziali differenze rispetto al Catcalling praticato in altre parti del mondo. Se notoriamente un approccio urlato per la strada non porta quasi mai al dialogo, qui la finalità è proprio quella, la rottura del ghiaccio con secondi fini, ma non quelli che si pensa.
E’ appunto questa la vera differenza: non si capisce bene la finalità del gioco. In seguito alle più disparate reazioni, abbiamo osservato che: se la nostra risposta non era intesa come una chiusura totale, il Catcaller tentava un approccio più insistente, ci seguiva e cercava di fornirci un “servizio non richiesto” aggirandoci per ottenere un qualche genere di beneficio, una bibita offerta o più palesemente una richiesta spudorata di denaro.
Per esempio: siamo state avvicinate da un tizio che ci ha dato gentilmente delle informazioni stradali, prima ancora che ce ne potessimo accorgere, ci stava accompagnando proprio dove eravamo dirette. Arrivati a destinazione ha preteso che gli offrissimo da bere. Poca cosa, due o tre CUC non avrebbero fatto la differenza, ma durante il tragitto ci siamo sentite fortemente in imbarazzo ed il modo è stato sicuramente percepito come un’imposizione.
Però mai più di questo. Mai un contatto fisico. Per essere chiari, non ci siamo mai sentite in pericolo durante il nostro soggiorno all’Avana. Per le donne che viaggiano da sole a Cuba la sicurezza è garantita, anzi è il paese più sicuro dell’America Latina.
A Cuba il fenomeno del Catcalling è talmente normale che nessun cubano ci fa caso. E’ talmente radicato nella loro cultura che c’è poco da fare per contrastarlo.
Nessuna donna è esentata dal ricevere questo tipo di apprezzamenti, siano esse more, rosse, bionde alte basse… non sono escluse nemmeno le cubane che, appunto perché questa tendenza è così usuale, si sentono addirittura lusingate da questi “complimenti”.
Sopportare tutto questo per 10 giorni, per noi è stato estenuante.
In conclusione, questo il mio consiglio per le donne che desiderano visitare Cuba. Se sei sola, indossa auricolari e occhiali da sole, ti renderà più facile ignorare i Catcaller, se sei con un’amica, entrambe continuate a camminare e continuate a parlare, ignorandoli.
Sconsiglio di incrociare il loro lo sguardo: verrebbe interpretato come adesione al loro richiamo, inizieranno a parlarti e potrebbe diventare difficile essere lasciate in pace.
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Lo trovo fastidiosissimo e ne sono vittima ogni volta che torno in Italia, purtroppo. Per questo non mi stupisco che venga tanto sminuito: ci siamo cresciuti e ci sembra normale. Non sono invece mai stata a Cuba ma e’ tra le mete future per i miei viaggi.
Cuba è un paese straordinario ma preparati a questa evenienza, se già lo subisci in Italia, qui sarà esasperante… però, ripeto, nulla di seriamente pericoloso.
A Cuba i turisti sono trattati come RE e si oltrepasserà mai la linea del pericolo, inoltre vedrai anche molta sicurezza per le strade che sono pattugliate da agenti di polizia molto amichevoli…certo i cubani sono molto “caciaroni” ma d’altra parte l’allegria cubana è conosciuta in tutto il mondo! 😀
Ho sempre detestato il catcalling e, se pur Cuba possa essere considerata sicura per delle donne che viaggiano, tuttavia non riuscirei a godermi in serenità il soggiorno in questa come ovviamente in altre città.
Maria Domenica
infatti è stato un aspetto che ha quasi rovinato la vacanza…. bisogna essere obbiettivi e dirlo. Non tutti i posti sono per tutte le sensibilità e certi aspetti culturali sono difficili per molti da mandare giù.
Pensa che prima di scrivere questo articolo ho fatto diverse ricerche in altri blog che trattassero questo argomento e ho trovato centinaia di altre viaggiatrici che lamentavano esattamente la stessa cosa: “Cuba è bella, però…. “
Ci sono stato nel 2017 e ovviamente, essendo in compagnia di un altro uomo, non ho avuto questo genere di problemi. Mi è capitato però di notare i cubani fare i “simpaticoni” con le donne sole, senza mai infastidirle troppo.
Articolo veramente interessante, che tocca un aspetto di un viaggio a Cuba che difficilmente si trova sul web; sarà molto utile alle donne sole che intraprendono questo viaggio , in un’isola che resta comunque magica e unica.
Siamo stati a Cuba nel 2015 e, nonostante fossimo una coppia, i richiami e le richieste di denaro, di accompagnarci, di avere un passaggio (abbiamo noleggiato un’auto), di sapere se aravamo italiani, le offerte di aiuto o anche le minacce (questo a Santiago de Cuba) non sono mai mancate. Più nelle località fortemente turistiche come Trinidad e molto meno nelle zone non toccate dal turismo di massa come Holguin, ma comunque sempre presenti e come dici tu, esasperanti.
Altri amici ci hanno raccontato esperienze differenti, sarà che noi non alloggiavamo in villaggi e viaggiavamo da soli e con un’auto, ma dopo tre settimane davvero non ce la facevamo più. Senza contare che abbiamo speso tantissimo per accontentare aiutanti improvvisati che ci avrebbero “mirato il coche” e parcheggiatori inventati che facevano diventare posti pubblici improvvisamente a pagamento.
Persone che si offrivano di scattarci una foto con la nostra macchina fotografica e poi pretendevano denaro.
Insomma, Cuba è bellissima, con una storia che fa riflettere, fascino da vendere e mare da urlo. Ma io non ci tornerei!
Ecco, anche i soldi dati qua e là in giro per foto, usare il bagno, parcheggiare, chiedere informazioni sono stati una voce di bilancio davvero enorme e che non avevamo preventivato.
E’ stato un sollievo quando, all’aeroporto, sono riuscita ad usare i servizi senza dover pagare la “Guardiana” della Toilette!
Mai subito catacclling, per questo mi sto convincendo di essere proprio una ciabatta, da sempre. Viaggio sola per il mondo da quando avevo 14 anni, ma nada. Non che ci tenga, ma visto che pare essere tanto diffuso, mi chiedo come mai, a 46 anni, non ricordi 1 solo episodio. Amo Cuba, bell’articolo! Spero di potere tornarci presto, intanto lo salvo. Grazie
Non mi sento minimamente di difendere il così detto “catcalling”, ma nella cultura sudamericana è una visione diversa. Chiamala ignoranza, chiamala come vuoi ma sono ben lungi da campire o comprendere cosa sia una molestia in quanto è una cultura ancora profondamente “machista” ed arretrata. Qui diritti fondamentali ed accettazione delle diversità, che per noi europei è tutto sommato più normale, per loro è qualcosa ancora di incomprensibile. Dunque non dico di accettarlo, giammai, ma di arrendersi al fatto che per ora sarebbe come combattere contro un muro di gomma… la cultura sudamericana è caraibica ha ancora tanta, troppa, strada da fare…
Si esatto, hai usato un espressione molto calzante: “un muro di gomma”.
Ci siamo rassegnate a decretarlo un “fenomeno culturale” quando eravamo là, contro il quale non potevamo farci nulla. Purtroppo è stato molto pesante il non passare mai inosservate. E’ sicuramente un Gap culturale che non so se si colmerà mai, se ci pensi anche in Italia non siamo poi messe tanto meglio…
Che bello, ho in mente di visitare questo posto, spero di riuscirci il prossimo anno.
Non pensavo che il catcalling fosse così diffuso a Cuba. Delle informazioni veramente utili per delle donne che vogliono visitare il paese da sole.
Sempre meglio informarsi, soprattutto in luoghi che hanno una cultura così diversa dalla nostra, prima di andarci non mi sarei mai aspettata una cosa del genere…!
Di questo fenomeno non mi sono mai posta il problema perchè per abitudine ignoro i commenti e filo dritto. Dalla situazione che descrivi però sono certa che mi sentirei molto in imbarazzo.
Che ansia non riuscirei a godermi il viaggio con tutti questi fastidiosi apprezzamenti è una cosa che mi dà proprio fastidio e non mi fa sentire né a mio agio e né sicura in una città nuova per me!
Ero molto indecisa se andare a Cuba e mi hai fatto capire di evitare. Io viaggio da sola, sono alta 1,80 e bionda. Devo dire però che questo fenomeno l’ho visto finora solo a Istanbul: non mi hanno fischiato, però mi guardavano con insistenza e si giravano. Ti assicuro che a Dubai non esiste, puoi stare tranquilla, come non c’è a Singapore o la Thailandia. L’ho trovato in Sicilia, anche in luoghi come Taormina. Sulla costiera amalfitana no, erano più diretti, e il giorno dopo il mio arrivo sapevano che ero la milanese.
Detesto il catcalling, lo trovo così poco elegante… a Cuba non ci sono mai stata ma mi piacerebbe moltissimo poterla visitare al più presto ^^